American life

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Dopo molto tempo voglio tornare a parlare di cinema e quello di oggi è un consiglio travestito da recensione, o forse solo una scusa per parlare di un film che ho visto qualche anno fa al cinema (2010) e che mi è rimasto in testa, American life si Sam Mendes.

Ma perché consigliare un film che nella migliore delle ipotesi è classificabile come un discreto buco nell’ acqua? Mi permetto di consigliarlo proprio perché, a mio parere, non ha ottenuto la giusta considerazione, il che significa che in pochi l’ hanno visto e anche perché tratta dei temi estremamente attuali, oggi più che mai.

Protagonisti del film sono Verona e Burt, una coppia sulla trentina in attesa della loro prima bambina, due ragazzi come tanti che arrivati al sesto mese di gravidanza studiano da mamma e papà, quando arriva la svolta, i genitori di lui (quelli di lei sono entrambi morti anni prima), comunicano candidamente ai due che a breve si trasferiranno in Belgio per almeno due anni, per coronare il loro sogno nel cassetto. In pochi istanti tutti i progetti fatti dalla coppia svaniscono nel nulla, rimpiazzati dalla realtà della vita “vera”, ossia, crescere da soli una figlia cercando di dare il meglio senza aiuto alcuno.

Lui e Lei la prendono bene e constatato che niente li lega al posto in cui vivono (la modesta provincia americana), decidono di partire alla ricerca del “posto giusto”, dove mettere radici e crescere la propria figlia. Ancora una volta il viaggio come metafora della ricerca del luogo adatto alla famiglia, perché si capisce che nella vita di una coppia c’ è un prima e un dopo, in mezzo ci sono più o meno 9 mesi di interrogativi e speranze, “Vorrei che mia filgia avesse il meglio, che facesse questo e quello…”, “Quali scelte saranno migliori?”, “Ce la faremo?”.

Il canovaccio del film è essenzialmente una carrellata di esempi da non seguire per la giovane coppia, ognuno scandito da una città americana (o canadese), con l’ unico scopo di separare in maniera rigorosa le varie esperienze le une dalle altre. Si parte da Phoenix e da una coppia amica di Verona, troppo brutta per essere vera. A Tucson è la volta della sorella di Lei, giovane, carina ma probabilmente ancora alle prese con la prematura scomparsa di una figura di riferimento, sia un genitore o una sorella maggiore e la ricerca di un principe azzurro, in qualche modo rappresenta un passato ormai lontano per la coppia protagonista. La terza tappa del viaggio è Madison e stavolta è il turno di un’ amica di Burt, una sorta di figlia dei fiori post-moderna che abita, con la sua famiglia, una relatà parallela al confine fra new-age e stravaganza. La tappa di Montreal sembra quella giusta, una città a misura d’ uomo, una famiglia di amici normale, la giusta dose d’ amore tradotta in 5 figli adottati e tanto sano entusiasmo per la vita di coppia, purtroppo, come spesso accade, la facciata, per quanto piacevole, rimane tale e quando cala il sipario i sorrisi lasciano inevitabilmente spazio ai drammi personali. Una tappa imprevista è invece quella di Miami, è una tappa imprevista come imprevedibili sono certi avvenimenti della vita, la moglie del fratello di Burt se n’ è andata, lasciando marito e figlia pre-adoloscente al loro destino.

Tali esempi sono ovviamente negativi, i tratti sono volutamente marcati per far si che la vera anima della coppia, la loro forza, riesca ad emergere. La coppia infatti, è granitica da questo punto di vista, l’ amore è incondizionato, addirittura la protagonista denigra il matrimonio come forma di unione, non ne ha bisogno! La logica conclusione è l’ approdo nella vecchia casa dei genitori di Verona, provincia del sud-est (ma il luogo importa poco), tanto verde quanta serenità ma soprattutto La Coppia, Mamma e Papà soli perché dopo consigli, esempi e modelli si scopre che nel mondo degli adulti bisogna cavarsela da soli.

Voglio essere chiaro, forse il film non è un capolavoro ma è pur vero che va interpretato con le giuste chiavi. Questo film, ed è per questo che mi è piaciuto, ci dice che la vita è fatta di momenti e di persone, ma non è detto che cambiando i primi, i secondi rimangano invariati. Una gravidanza è più di ogni altra cosa uno spartiacque nella vita di una persona e non è detto che le stesse persone con cui siamo sempre andati d’ accordo ci seguano in questo cambiamento. I compagni con cui cui stavamo così bene ai tempi della scuola, non è detto siano i nostri compagni ideali per una vacanza oggi, il gruppo con cui si andava allo stadio qualche anno fa potrebbe non essere l’ ideale per una cena con tanto di bambini. La famiglia stessa, vero e proprio sacro totem italiano, non è affatto detto che continui ad essere quel nido caldo e sicuro in cui siamo cresciuti.

Essere genitori, essere una famiglia, farsi carico delle proprie responsabilità è un qualcosa che occorre affrontare da soli, la coppia, come entità, potrà cercare consigli, confrontarsi, in qualche modo studiare e prepararsi ma DEVE trovare da sola la propria strada, per poi cercare il contesto più adatto alle proprie esigenze. Sono dell’ idea che ogni coppia dovrebbe affrontare un viaggio simile a quello descritto in questo film, magari virtualmente, così da trarre il meglio, ma soprattutto evitare il peggio per la propria esperienza che rimane peraltro unica e per questo meravigliosa.

 

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