Qualche tempo fa sono venuti a trovarci i nonni di Lodi, i genitori di Simona, Romeo, suo padre, aveva con se una macchina fotografica digitale che gli regalammo qualche anno fa, voleva fare qualche foto ad Alma ma al tempo stesso si è ricordato che nella memoria probabilmente c’ erano delle vecchie foto di Maia e così mi ha chiesto se le volessi scaricare, è stato bello vedere questi scatti dal passato, non sono pochi, alcuni richiedono uno sforzo di memoria ma per la maggior parte ricordo perfettamente come, quando e perché sono state scattate, che poi un perché non esiste quando si scattano delle foto, soprattutto con l’ avvento del digitale. Della passione per le foto e del perché di questa sezione ho già parlato qui, ma oggi la mia riflessione vuol’ essere un po’ più approfondita, io ho imparato abbastanza velocemente a guardare le Sue foto, inizialmente non è stato facile e credo di non dover neanche stare a spiegarne il perché, ad oggi le foto di Maia io le guardo volentieri, ricordando i vari momenti con estrema serenità, se poi queste fotografie saltano fuori all’ improvviso, come nel caso di mio suocero, è ancora più bello. La foto di oggi è assolutamente casuale, una delle tante, scattata, se la memoria (della macchina) non m’ inganna, la mattina del giorno in cui io e Simona ci siamo sposati (addirittura!!). Recentemente abbiamo avuto a cena una coppia di amici ed una volta messi comodi Vera (la Lei della coppia), ha chiesto, con estremo tatto, a Simona se il fatto di avere in giro per casa una bambina di due anni e qualcosa (Chiara) le creasse qualche problema, Simona ha tranquillizzato la nostra ospite e proprio qui sta la riflessione di oggi, la vera fitta al cuore, il vero dolore non lo proviamo a guardare le foto o a vedere altri bambini, bensì quando incontriamo i compagni di asilo di Maia o i suoi amichetti, ben inteso che a noi fa piacere incontrarli ma è proprio in quel preciso momento che si palesa un passato comune in conflitto con un presente molto diverso (per usare un eufemismo), le foto, ma questo vale per tutte le foto, ritraggono qualcosa che non c’ è più, un tempo inevitabilmente passato, ma quello che manca molto e a cui, in qualche maniera, ci siamo abituati è il presente con Maia, non il passato, Lei oggi ha 5 anni, non due e mezzo, ecco perché le immagini sono diventate “amiche”. Il pericolo in casi simili ha un nome ben preciso, cristallizzazione emotiva, in pratica tutto si blocca ad un certo momento, le emozioni faticano a circolare e la paura del futuro ha il sopravvento, più precisamente è il timore che continuare a vivere coincida con il “dimenticare”, la mente umana funziona così e superare questa cosa non è assolutamente facile, io non so dire al momento in quale parte del viaggio (chiamiamolo così), mi trovi, ma posso dire d’ aver compreso il perché di molti scatti.