La notizia è di sabato, i fatti risalgono a giugno 2013, un padre si reca al lavoro, un lavoro come tanti in un giorno caldo come tanti, purtroppo si dimentica di lasciare all’ asilo suo figlio che rimane in macchina tutto il giorno sotto il sole, nel tardo pomeriggio ormai non c’ è più nulla da fare. Sabato la notizia della sentenza, amnesia temporanea e conseguente proscioglimento, in pratica il padre non potrà essere processato in merito all’ accaduto.
Ricordo di essere rimasto molto toccato dal fatto, ricordo una totale incapacità di giudizio, solo una profonda compassione per quel padre.
Ma si sa, oggi abbiamo la rete, ognuno può scrivere ciò che vuole, abbiamo i social network, dove possiamo manifestare e giudicare tutto e tutti e così, in una pagina del social più famoso dedicata ai papà, un mio “collega” scrive: “Il giudice ha assolto quel padre che ha dimenticato il figlio in macchina…..amnesia! ma dove siamo!?” Di seguito le classiche risposte “In Italia”, “Incredibile” ecc. ecc.
A quel padre, a quelli che hanno messo mi piace o che hanno commentato (pochi fortunatamente), a quelli come loro, che confondono la libertà d’ espressione con il bisogno di avere un opinione, peraltro non richiesta, ecco, a tutti questi è indirizzata questa lettera:
“Ma che ne sai tu di come ci si può sentire quando una persona, uno sconosciuto, ti fa entrare in una stanza, ti fa sedere e cerca di trovare le parole per dirti che tuo figlio non c’ è più?
Cosa puoi sapere di cosa si prova ad uscire di casa al mattino con una vita e arrivare a sera che quella vita non esiste più?
Cosa puoi sapere dei sensi di colpa di un uomo che sopravvive al proprio figlio? Dove il senso di colpa riguarda l’ esistenza stessa, ci si sente in colpa per essere ancora vivi!
Cosa ne sai tu di come ci si sente la mattina in cui devi andare al funerale di tuo figlio?
Cosa ne sai di quelle lacrime e di quel dolore che piega in due e ti lascia ferito e sanguinante ma vivo e costretto, nella migliore delle ipotesi, a rimettere insieme i mille pezzi in cui è andata la tua vita.
Come ti permetti di giudicare un tuo pari, un altro uomo, un altro padre, condannato nei fatti alla più terribile delle pene, il rimorso!
Pensi forse che pubblicare frasi carine o foto simpatiche di bambini ti renda un padre migliore? Un giudizio ti fa stare meglio? Credi esista una pena adeguata per una tragedia simile?
Socrate disse: “L’ unica cosa che so è di non sapere”, per quanto mi riguarda posso aggiungere di saperne meno, molto meno, molto molto molto meno di Socrate e anche per questo motivo non riesco neanche a farmi un opinione sulla tragedia in questione, figurarsi esprimere un giudizio!”
E li chiamano social…
Ricordo che quando successe il fatto dissi: ma come si fa ? Ora non dico che la cosa mi sia indifferente ma quell’ incredulità e quel giudizio critico hanno lasciato spazio al fatto di come possa sentirsi in colpa quel padre che vive ..e suo figlio no.
Come sempre mi colpisce la tua “traiettoria diretta” sulle cose.
Non so se la lettera che hai messo in questo post di oggi sia tua o se hai riportato le parole di qualcun altro. A me non è (ancora) morto un figlio, però io quando è successa la tragedia a quel padre ho pensato ESATTAMENTE LE STESSE COSE che tu dici.
E mi trovo veramente lontana da quelli che l’hanno attaccato e offeso, con richiami banali che servono solo a sentirsi in pace con se stessi. Io posso solo immaginare e rispettare il grande, infinito dolore di questo padre fatalmente distratto. Come di tutti quelli che pèrdono – per qualunque ragione – un figlio, piccolo o grande che sia. I benpensanti sono un disastro etico. Baci!
Grazie Anna, ebbene si, la lettera scritta è tutta farina del mio sacco. Grazie al cielo stiamo parlando (almeno in questo caso) di una minoranza e fortunatamente esistono persone come te che hanno il coraggio di “sporcarsi” le mani, di rendersi utili nel senso più nobile del termine e non per regalare perle di insensibilità, un abbraccio! (anche al nuovo arrivato!!)
Ciao Luca bellissimo quello che dici sono pienamente d’ accordo, e’ facile giudicare una persona, non e’ altrettanto facile capire come stara’ vivendo quell’ uomo, magari leggera’ questi commenti e sara’ un ulteriore sofferenza oltre a quella enorme che sta gia ‘ vivendo
Saluti
Simone
Grazie Simone, non smetterò mai di ripeterlo, al giorno d’ oggi abbiamo bisogno di compassione come dell’ aria per respirare!
Ciao
Luca