Inizio subito col dire chel’ idea di questo articolo non è mia bensì in parti uguali di Francesco Uccello (autore del blog mo te lo spiego a papà) e di mia figlia Alma.
Ma facciamo un passo indietro, qualche tempo fa ho letto un articolo nel sopra citato blog, in cui si parlava del passato dei genitori, manco a farlo apposta in quel periodo Alma ha cominciato a farmi domande sempre più mirate sul mio passato, “Papà, tu con cosa giocavi quando eri piccolo?”
Devo dire che la domanda ha dato il là ad una serie di ricordi/considerazioni assai interessanti, prima di tutto ho risposto ad Alma visitando quelli che amo definire “Ricordi nuovi” (un ricordo non può essere nuovo per definizione, al limite si possono fare nuove esperienze che generano ricordi più recenti, andare a scavare nella propria memoria e far riaffiorare ricordi ormai sopiti è secondo me una sorta di… nuovo ricordo appunto), le ho raccontato che quando ero piccolo giocavo con alcuni giochi uguali ai suoi, anch’ io andavo al parco, mi piaceva l’ altalena, anche se il mio preferito era lo scivolo. Anche Alma va quotidianamente al parco e i giochi, salvo qualche rara eccezione sono ancora quelli di una volta, magari più colorati e moderni ma il concetto rimane quello.
Forse in casa la situazione è leggermente diversa, o meglio, ho spiegato ad Alma che quando il suo papà era piccolo non aveva a disposizione tutta la tecnologia a cui Lei può accedere. Stiamo parlando del 1976, anno più anno meno, in quegli anni l’ unica tecnologia che mi viene in mente è una noiosissima, biancoenerissima e duecanalissima televisione, Alma a quattro anni ormai padroneggia tablet e smarphone, la tv ha centinaia di canali e i giochi elettronici ormai non si contano. Io alla sua età potevo ambire, nella migliore delle ipotesi, al dolce forno Harbert o poco altro.
Eppure, osservando meglio mia figlia, devo dire che non ci sono poi tutte queste differenze, Alma è amante dei puzzle, anche io lo ero, spesso gioca con i chiodini e anche a me piacevano molto, io giocavo con lo slime e lei fa lo stesso, io ero amante del pongo e Lei della plastilina io andavo letteralmente pazzo per i Lego, lei più no che si, in compenso gioca con le bambole come ci giocava mia cugina, probabilmente è soltanto più precoce, per il resto basta darle dell’ acqua e/o un prato e il gioco è fatto, differenze si ma non così eclatanti.
Devo anche dire che Alma ascolta, ogni tanto chiede e soprattutto ripropone, spesso infatti mi dice: “Come quando tu eri piccolo…” e la cosa non mi dispiace affatto.
L’ argomento però mi ha portato ad una riflessione ancora più profonda, forse un po’ precoce ma credo interessante, è da un po’ di tempo che noto discorsi molto critici nei confronti della gioventù odierna, frasi del tipo: “Ai miei tempi si giocava a calcio oggi si gioca solo alla play station..” ecc. ecc. non mi trovano esattamente d’ accordo. Prima di tutto ho già pregato mia moglie di abbattermi quando comincerò ad assillare la gente con frasi che iniziano con “Ai miei tempi…” In seconda analisi bisogna dire che gli stimoli a cui sono sottoposti i bambini di oggi sono quantomeno decuplicati rispetto a quarant’ anni fa, la conseguenza è che il genitore di oggi è chiamato a collaborare attivamente anche nella fase ludica e questo credo sia positivo anche se richiede tempo ed energie. Un tempo infatti i giochi erano quei tre o quattro punto e basta, si giocava a quelli, punto e basta, oggi ci sono giochi di vario livello, educativi, stimolanti, di concetto e il genitore è chiamato a partecipare al gioco, a invogliare e se serve a collaborare propositivamente.
L’ alternativa potrebbe essere quella di limitare, proibire certi giochi (l’ esempio più classico è quello di proibire la tecnologia), ma anche in questo caso non sono assolutamente d’ accordo, prima di tutto perché il mondo in cui viviamo è così, piaccia o non piaccia, secondo perché in fondo si tratta semplicemente di “misura”, il telefono non è il male assoluto (altrimenti non si spiegherebbe perché noi adulti ci stiamo attaccati per così tanto tempo al giorno e alcuni anche di notte!), certo è che una volta ho assistito ad una scena abbastanza inquietante, sono entrato in un parco e tutti i giovani che incontravo erano ricurvi sul proprio cellulare! Quindi? Erano all’ aperto ma di sicuro non erano stati abituati alla “misura”, ma ripeto, probabilmente questo è un discorso ancora precoce, almeno per quanto riguarda Alma e Sole.