Brasile 1 – Germania 7

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Il fatto di non guardare la tv non significa certo che io viva in una caverna senza contatti con il mondo, tutt’ altro, il calcio poi non è più fra le mie passioni da qualche anno, ma si sa, i campionati del mondo sono una cosa che va oltre la mera passione sportiva, o forse più semplicemente ieri sera è capitata l’ occasione di vedere una partita di calcio dopo molto tempo, Alma nel mondo dei sogni, Simona in relax per i fatti suoi e io all’ ultima pagina di un libro, “Ma si dai, un bel Brasile – Germania, semifinale di coppa del mondo è quel che ci vuole!”

e qui finisce (sempre che sia mai iniziata), la parte calcistica del post di oggi. Verso il trentesimo del primo tempo infatti ho cominciato a pensare ad un articolo letto il giorno precedente (questo articolo), in cui si parla dell’ incapacità di lasciare “spazio” ai nostri figli, esercitando l’ arma del controllo, negando loro sovente le esperienze che NOI giudichiamo negative, ecco, la riflessione, il parallelo se vogliamo, riguarda proprio il modo di spiegare le sconfitte. Ok, in Brasile il calcio è una cosa dannatamente seria e spiegare ad un figlio 7 (sette!) gol presi nel mondiale giocato a casa propria non dev’ essere semplice ma credo che questa sia un occasione da non perdere per un genitore, il momento di spiegare che nello sport, come nel lavoro, come nella vita esistono anche le sconfitte. Per quanto mi riguarda ovviamente il discorso è tutt’ altro che d’ attualità, ad Alma posso spiegare, nella migliore delle ipotesi,  la condivisione dei giochi o il pericolo di certe esperienze, ma forse non è mai troppo presto per spiegare una sconfitta piuttosto che un divieto, l’ aternativa è descritta molto bene nell’ articolo di Roberta Trucco e cioè la separazione di un esperienza dalle sue possibili conseguenze: se gioco a calcio posso vincere ma posso anche perdere, se vado a scuola posso prendere un voto negativo, se ho una relazione può succedere che questa giunga al termine, se in piena notte voglio andare a giocare con l’ intera fattoria può essere che qualcuno mi fermi, a mio parere è lo stesso campo da gioco. Questa ossessione per il controllo che caratterizza la società di oggi non potrà mai essere un fatto positivo perché la sconfitta è parte integrante dell’ esperienza stessa, un vecchio detto recita: “C’ è solo una maniera per non fallire, non provarci”. Il fallimento non si può spiegare, occorre provarlo sulla propria pelle, mi capita spesso di vedere genitori che non fanno altro che tenere al riparo i propri figli dalle “sconfitte” (piccole o grandi che siano), della vita, ma l’ insuccesso è un passaggio obbligato nella maturità di un bambino prima e di un adulto poi, a patto, forse, di mettere da parte un po’ di quella supponenza con cui vogliamo insegnare ai nostri figli cosa è giusto e cosa è sbagliato, il tutto a scapito della LORO esperienza.

P.s.: 7 a 1 CHE SCOPPOLA RAGAZZI!!!!

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