Si lo so, è solo un filmato (grazie a papà al centro) probabilmente uno dei tanti che girano in rete, alcuni puntano a vendere qualcosa, altri no, generalmente si guardano e dopo cinque-minuti-cinque è tutto come prima.
Viviamo una vita talmente piena, densa e occupata da non riuscire neanche a fermarci a riflettere un attimo e se lo facciamo, spesso e volentieri è per argomenti “alti” come la politica, il calcio e più in generale… i casi degl’ altri. Non che la mia esistenza sia diversa intendiamoci, è solo che ogni tanto mi chiedo quale sia, quale sarà, la via giusta come genitore. Non è una domanda facile e per il momento è assolutamente prematura, ne sono conscio, però io so già di avere un problema. Il mio problema è che non so raccontare le bugie, il che non significa che non ci abbia provato ma mi è sempre andata male e quindi ho smesso.
Cosa c’ entra il filmato in questione con le bugie? Per raccontare le bugie bisogna crederci (alcuni lo fanno così bene che arrivano a scambiare la loro fantasia con la realtà!), per crescere un figlio io ho bisogno di credere in quello che faccio e in quello che dico. Generalmente io sono quello severo in casa, ma credo sia una severità solo di facciata e legata a poche regole, “non pitturarsi con il pennarello”, “non picchiare MAI ne la mamma, ne il papà, ne nessun altro”, “non salire in piedi su cose o fare giochi pericolosi”, “a una certa ora tutti a nanna” ecc. ecc., niente di clamoroso quindi. Ma le “altre” regole, quelle dei luoghi comuni, quelle del “si fa così perché è così che gira la vita…” non riesco a sentirle mie e dubito fortemente di riuscire in questo senso a mostrare la via giusta a mia figlia.
Un bel giorno di qualche anno fa, sono rientrato a casa e ho trovato il frigorifero nuovo completamente tappezzato di stickers dei barbapapà, era stata Maia, “Bellissimo!”, quegli stickers sono ancora oggi al loro posto. Se vedo Alma che al parco fa qualcosa di strano, la lascio fare, voglio vedere fin dove arriva e intervengo solo se intravedo un pericolo, per il resto mi piace che esplori da sola.
Ma verrà un giorno in cui i miei interventi dovranno giocoforza essere di altra natura, verrà anche per me il momento in cui mia figlia vorrà giocare invece di studiare (tanto per fare un esempio) e io cosa dovrò rispondere? Il padre del filmato è molto deciso e in parte ha anche la mia comprensione, cosa dovrei dire a mia figlia? “Lascia stare i compiti, pensa a divertirti, fai quello in cui credi, corri dietro ai tuoi sogni, per il resto c’ è materc tutto il tempo che vuoi…”
No, certo che no, occorre misura, c’ è un tempo giusto per giocare e un tempo per studiare, credo sia parte dell’ essere genitore capire quando intervenire, il che non significa che sia semplice però. Io, e qui torniamo al mio problema, farò molta fatica a dire a mia figlia di “lavorare duro, studiare e impegnarsi, perché solo con l’ impegno e il duro lavoro si ottengono i risultati, non certo correndo dietro ai propri sogni…” ecc. ecc. Ecco, io in queste cose, che sono assolutamente vere, ho smesso di crederci un po’ di tempo fa e il rischio è quello di scivolare nell’ ipocrisia, bel dilemma non c’ è che dire, soprattutto in un mondo dove i genitori pare facciano a gara a chi ha il figlio più bravo-intelligente-capace-veloce-bello.
A me interessa che mia figlia sia felice, forse sarà questo il mio problema?
Allora papa’, visto che vuoi che io sia felice stasera pitturo tutte le pareti e salto sul letto fino a mezzanotte. Alma
Ma certo amore mio, è un ottima idea!