La trama in estrema sintesi di “È tutta vita”, l’ ultimo libro di Fabio Volo: è la storia di Nicola e Sofia, due ragazzi come tanti, il classico colpo di fulmine, l’ amore, la passione, i cuoricini, novella principessa lei e vissero felici e contenti se non che, in ogni famiglia del mulino bianco che si rispetti, non possono mancare dei simpatici pupazzi meglio noti come bambini. E qui cominciano i problemi, in effetti cominciano appena prima nel libro ma di dettaglio trattasi.
Il protagonista vede evaporare i propri sogni prima e le proprie certezze in un secondo tempo, tratteggiando una lenta ma inesorabile discesa del rapporto fra due individui che finiscono per trovarsi in mano quel che resta di una coppia felice, i cocci di una relazione che non ha retto al peso della realtà.
Il commento: Non so perché ma mi ero fatto l’ idea che questo potesse essere un libro sulla paternità, errore mio ovviamente. No, il libro in questione parla di altro ma partiamo con le cose positive, questo libro si legge in un attimo, due, tre giorni al massimo, estremamente scorrevole. Altra nota positiva è l’ argomento trattato, tutt’ altro che scontato, ossia una riflessione su come cambia (o dovrebbe cambiare), la vita di una coppia dopo l’ arrivo di un figlio. Ultima ma non meno importante, la positività di cui è intriso il racconto, vero marchio di fabbrica dell’ autore, sin dagli esordi.
Le note dolenti: il libro si legge anche troppo velocemente perché va bene essere scorrevoli ma qui siamo all’ acqua demineralizzata, soprattutto in relazione all’ argomento scelto. Fino ad un certo punto la leggerezza e la scorrevolezza sono un punto a favore, ma al mutare della situazione non corrisponde un cambio di marcia nella storia. Non voglio usare il termine superficiale, anche se la tentazione è forte, ma da un certo punto in poi la storia annaspa paurosamente fra luoghi comuni e stereotipi, il protagonista sale in cattedra solo per fare scena muta quando non parla di se stesso. Oltre le buone intenzioni il baratro, se la coppia perfetta per aperitivi e colazioni era credibile, della famiglia, del nucleo (citando dal libro), non vi è traccia, mai.
Dispiace perché l’ argomento è di quelli veramente tosti, soprattutto in un momento storico come il nostro, in cui la figura del padre si sta evolvendo, i cambiamenti che travolgono l’ uomo e la coppia tutta, la quotidianità, le nuove regole, a mio avviso meritavano un analisi decisamente più approfondita mentre qui ci troviamo a che fare con un quarantenne che scopre di non essere più al centro del proprio mondo e nonostante tutto riesce ad essere egocentrico anche in questo.
Nicola da un certo punto in poi pare l’ Italiano medio di un film di Carlo Vanzina, con tutto il rispetto. Non si scopa più (vero chiodo fisso per tutto il libro!), si sente escluso dal rapporto madre-figlio, lavoro, lavoro, lavoro, addirittura l’ amico single che ne sa più di lui e dispensa consigli, peraltro sensati quanto azzeccati e per concludere, l’ immancabile finale melenso con bel week-end romantico (e tanto sesso…), il bambino ovviamente lo lasciamo dalla nonna…
Non so, l’ unica cosa positiva potrebbe essere la speranza che il libro serva da monito a quelle coppie che pensano ad un figlio come ad una logica conseguenza dello star bene insieme… no, di solito è, o dovrebbe essere, anche qualcos’ altro.