Conti non ne ho mai fatti, ne comincerò adesso a farne, ma se dicessi che l’ immediato futuro sarà un periodo come un altro mentirei. No, da qui in poi si entra in un territorio ancora più sconosciuto, almeno per quanto mi riguarda. Certo, fare il genitore è per sua natura un viaggio spesso ardito e verso l’ ignoto e infatti non è questo il territorio di cui parlo, no, quello a cui mi riferisco è (purtroppo) un po’ più profondo, oltre che non facile da spiegare.
Il fatto è che Maia quando se n’ è andata aveva più o meno l’ età che ha Alma adesso, il che significa che fino qui si è trattato di ri-percorrere un certo cammino, lo stesso che ora sta compiendo Sole, pur con mille sfumature diverse, mantre da “domani” le cose cambieranno, inevitabilmente.
Il nocciolo della questione è puramente grammaticale, si tratta “semplicemente” di una diversa coniugazione verbale, dall’ indicativo imperfetto al condizionale, fino a ieri era “Lei era“, da qui in poi sarà “Lei sarebbe stata“, e posso grantire essere un differenza non da poco. Fino a ieri era bello poter notare le piccole differenze delle sorelle, i vari modi di fare, gli interessi ecc. ecc., ed erano tutte cose reali, tangibili, con dei ricordi concreti mentre da domani tutto questo lascerà il posto a ciò che sarebbe potuto essere e non credo serva un genio per comprendere quanto dolore si possa provare a toccare con mano questa differenza, concreta come il macigno che un genitore è costretto a portare in casi come questi. Perché sono le cose concrete quelle che più fanno male, la mente umana è un labirinto dal quale essa riesce a uscire ma è con il tangibile che prima o poi occorre fare i conti, ricordo sempre che una delle cose più difficili e strazianti dei giorni seguenti la dipartita di Maia era preparare da mangiare, constatare cioè con drammatica durezza che preparare da una cena per due non è come preparare per tre.
Attraverso un social seguo una persona, un uomo, con cui condivido la tragedia della scomparsa di un figlio, il suo dolore viene espresso attraverso le poesie, bellissime e toccanti. È doloroso constatare attraverso quale dramma debba passare l’ uomo per poter provare tale profondità e questo vale sia per chi scrive che per chi legge. Io ammiro e rispetto molto questo compagno di sventura però sono anche conscio di aver fatto una scelta diversa, io cerco, mi sforzo, di vivere un presente con Maia (un giorno ne parlerò, prometto!) e non solo un passato. Lui ha cristallizzato il suo dolore nella poesia, sono strade diverse ma in questi casi non ne esiste una buona e una meno, ogniuno deve seguire il proprio istinto di sopravvivenza, ogniuno ha la propria ricetta.
In questo periodo però sento che le nostre strade, i nostri metodi, si sovrappongono, in qualche modo convergono e anch’ io sono costretto a fare i conti con la cristallizzazione, se non del dolore certamente dei ricordi che, purtroppo, temporalmente, si interrompono qui. È una fase, passerà, più o meno prenderò le misure anche a quest’ aspetto che semplicemente, non avevo considerato, come il discorso relativo alla preparazione della cena, che mi ha colto di sorpresa, ennesima sfaccettatura di quel monolite chiamato dolore che mi porto dentro, ma che al tempo stesso mi da la forza per andare avanti, conscio della scelta fatta anni fa di tornare a dare un senso alla parola “Domani”.